Si sente parlare spesso di lesione al menisco o di menisco rotto con riferimento all’infortunio di questo o quel calciatore più o meno famoso. Ma se è vero che problemi di questo tipo vengono osservati con maggior frequenza negli sportivi e nei giovani attivi, è altrettanto vero che il menisco può rompersi anche in persone di età più avanzata, a volte anche in seguito a banalissimi movimenti. Questo perché con il passare degli anni il tessuto meniscale si consuma e diventa sempre meno elastico. Ecco allora comparire dolore, gonfiore, difficoltà di movimento e sensazione di cedimento del ginocchio.
Che cos’è il menisco e perché è bene salvarlo
Il menisco è una struttura fibrocartilaginea a forma di C che, diversamente da quanto si credeva un tempo, svolge diverse funzioni molto importanti per l’articolazione del ginocchio.
In particolare, i menischi (ogni ginocchio ne ha due)
- aumentano la stabilità dell’articolazione
- assorbono gli urti e gli shock, come degli ammortizzatori
- lubrificano il ginocchio
L’assenza dei menischi inoltre è considerata un fattore di rischio per lo sviluppo di artrosi, una patologia infiammatoria cronica e progressiva che può determinare dolore intenso e persistente e limitazioni dei movimenti del ginocchio tanto importanti da avere ripercussioni negative sull’autonomia e sulla qualità di vita di chi ne è colpito.
Ecco perché in caso di lesioni del menisco il nostro approccio è finalizzato a riparare o ricostruire questa struttura anatomica e a ripristinarne la funzionalità.
Ma se si rompe va tolto?
La risposta a questa domanda che molti pazienti ci fanno è no, non sempre il menisco rotto va tolto. Certo, nello sfortunato caso di lesioni non riparabili e i cui sintomi non migliorano con fisioterapia e/o infiltrazioni, per migliorare la funzionalità articolare e alleviare il dolore, può essere necessario eliminarlo. In questi casi il chirurgo effettua un intervento diretto a togliere solamente la parte di menisco che è stata danneggiata: la cosiddetta meniscectomia selettiva.
Ovviamente la strategia di trattamento non è sempre la stessa e deve essere pianificata per ogni singolo caso in relazione a numerosi fattori: vanno prese in considerazione la gravità della lesione innanzitutto (stimata anche grazie a indagini strumentali come la risonanza magnetica), ma anche le condizioni di salute e l’età del paziente, così come il livello di attività lavorativa e/o sportiva praticata.
Salvare il menisco
In generale in presenza di una lesione non troppo grave del menisco, indipendentemente dal fatto che sia di origine traumatica o meno, può essere messa in atto una strategia conservativa che prevede:
- applicazione di ghiaccio
- riposo
- somministrazione di farmaci antinfiammatori
- infiltrazioni intra-articolari
- fisioterapia per rinforzare i muscoli e recuperare le capacità di movimento
In alcuni casi la tipologia della lesione o la persistenza dei sintomi richiedono che venga effettuato un intervento chirurgico di sutura meniscale per riparare il menisco.
Come si ripara il menisco?
La procedura di riparazione del menisco viene condotta per via artroscopica, utilizzando una videocamera e strumenti specifici che vengono inseriti nell’articolazione del ginocchio attraverso fori di piccole dimensioni.
Questo consente al chirurgo ortopedico di riparare la lesione con una procedura poco invasiva che si traduce in tempi di degenza e di recupero molto più brevi rispetto alle tecniche operatorie utilizzate in passato.
Dopo l’intervento occorre che il paziente si sottoponga a un percorso di riabilitazione postoperatoria, grazie al quale, seguendo le indicazioni del chirurgo e del fisioterapista, sarà possibile recuperare in tempi piuttosto rapidi la mobilità e, per gli sportivi, riprendere anche l’attività agonistica.
In definitiva, nei casi in cui è possibile farlo, è opportuno non togliere il menisco lesionato ma preferire l’intervento di riparazione, quando possibile, o la conservazione del menisco rotto: questo consente di preservare il ginocchio da futuri danni di tipo artrosico, vantaggio non da poco soprattutto nei giovani pazienti.