La cartilagine ialina che riveste le superfici delle articolazioni, riducendo l’attrito e fungendo da ammortizzatore, è un tessuto connettivo viscoelastico costituito da una matrice extracellulare densa che contiene cellule altamente differenziate (i condrociti).
Le lesioni cartilaginee, in molti casi asintomatiche e non diagnosticate, sono condizioni di frequente riscontro (talvolta occasionale in corso di procedure artroscopiche) che accelerano l’insorgenza di problematiche osteoartrosiche con un impatto rilevante a livello socio-economico.
A fronte della flessibilità e della resistenza che lo caratterizza, il tessuto cartilagineo non è vascolarizzato né innervato ed è pertanto contraddistinto da uno scarso potenziale rigenerativo. Ragion per cui molti sforzi e consistenti risorse sono stati dedicati alla ricerca nell’ambito della rigenerazione cartilaginea.
Il trattamento di traumi e lesioni della cartilagine articolare rappresenta una delle più grandi sfide nel campo dell’ortopedia moderna, con tre principali obiettivi da raggiungere:
- ripristinare il movimento articolare
- fornire sollievo dal dolore
- evitare/ritardare l’insorgenza di osteoartrosi.
Terapia conservativa non chirurgica
Il trattamento conservativo di lesioni lievi prevede un ventaglio di possibilità: terapia farmacologica, infiltrazioni intra-articolari di acido ialuronico (viscosupplementazione), fisiokinesiterapia, somministrazione di condroprotettori. Ma non solo…
È noto infatti che lo sviluppo e l’omeostasi della cartilagine articolare è regolata da numerosi fattori di crescita prodotti dal nostro corpo e che sono in grado di stimolare la divisione, la crescita e la differenziazione cellulare. Da qui il razionale d’impiego di infiltrazioni intra-articolari di fattori di crescita come potenziale terapia per stimolare in modo naturale e selettivo la rigenerazione del tessuto cartilagineo in caso di difetti focali ben delimitati, ma anche in situazioni di perdita di cartilagine più diffusa (come nel caso dell’artrosi).
In base allo stesso principio, le capacità di autoguarigione della cartilagine danneggiata vengono sfruttate anche mediante le iniezioni intra-articolari di plasma ricco di piastrine (PRP), ottenuto dal sangue dello stesso paziente e contenente, in un piccolo volume di plasma, un’elevata concentrazione di fattori di crescita piastrinica.
Chirurgia riparativa
Nel caso di lesioni cartilaginee gravi può essere utile il ricorso a tecniche di chirurgia riparativa, finalizzate a stimolare la capacità di riparazione del tessuto cartilagineo rimasto.
La procedura artroscopica standard è rappresentata dalle microfratture, una tecnica semplice, a basso costo, veloce e applicabile in tutte le articolazioni.
All’atto pratico, con strumenti dedicati, nell’osso sottostante la cartilagine danneggiata vengono eseguiti dei microscopici forellini; questo determina un afflusso nell’area della lesione di sangue, fattori di crescita e cellule staminali mesenchimali del midollo osseo, che stimolano una risposta riparativa avviando il processo di formazione di fibrocartilagine, un tessuto simile alla cartilagine articolare ialina seppur meccanicamente inferiore.
Chirurgia sostitutiva
Per lesioni di piccole dimensioni è possibile effettuare un trapianto osteocondrale autologo (OATS): piccoli cilindri di tessuto cartilagineo e una porzione di osso sottostante sano vengono prelevati da un’area dell’articolazione non sottoposta a carico e trasferiti nella sede della lesione in modo da riempire la zona danneggiata. La metodica dà buoni risultati clinici, ma è correlata a una disponibilità limitata di materiale da innestare.
L’evoluzione della bioingegneria tissutale ha consentito lo sviluppo dell’innesto scaffold osteocondrale, una struttura costituita da biomateriali, che permette di ovviare alla necessità di ricorrere al prelievo di tessuto sano da altre aree dell’articolazione del paziente.
Chirurgia rigenerativa
La prima terapia cellulare per il trattamento delle lesioni cartilaginee è stata l’impianto autologo di condrociti: cellule cartilaginee del paziente stesso vengono prelevate, coltivate in laboratorio e successivamente reinnestate nell’area danneggiata.
Una tecnica alternativa, mininvasiva e innovativa, è rappresentata dalla condrogenesi indotta da matrice autologa (AMIC), che combina il metodo delle microfratture con l’applicazione di un supporto tridimensionale biologico (il cosiddetto scaffold), una sorta di impalcatura che favorisce la crescita delle cellule staminali mesenchimali all’interno della lesione facilitando la rigenerazione del tessuto cartilagineo. La procedura sembra aumentare il potenziale di guarigione grazie alla distribuzione omogenea delle cellule staminali mesenchimali e, come evidenziato mediante risonanza magnetica, è in grado di rigenerare il tessuto cartilagineo ialino.
L’arricchimento dello scaffold con plasma ricco di piastrine (PRP), che consente di veicolare un’elevata concentrazione di fattori di crescita piastrinica in piccole quantità di plasma, può migliorare i risultati e ottimizzare l’approccio operativo.
La procedura è efficace in un’ampia gamma di indicazioni, fornisce buoni risultati funzionali a medio e a lungo termine e presenta un tasso di complicanze molto basso.
Il successo della tecnica AMIC passa anche da un percorso di riabilitazione sistematico e prolungato e dall’adesione del paziente a tale programma.